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La basilica di San Magno: il cuore della città di Legnano
Di forme Bramantesche, il nostro massimo edificio monumentale cinquecentesco racchiude tesori d'arte di immenso valore.
Fra tutti i monumenti legnanesi quello che maggiormente ci viene invidiato per la sua maturità artistica è sicuramente la Basilica di S. Magno. Quando nel 1504 iniziarono i lavori sotto il patrocinio delle famiglie Lampugnani e Vismara, i Legnanesi si erano appena disfatti della chiesa protoromanica di S. Salvatore, che era sia strutturalmente che culturalmente non recuperabile, né sufficientemente dignitosa per un borgo benestante come il nostro.
Il Rinascimento aveva riportato in architettura al loro pieno splendore i fasti compositivi e strutturali dell'epoca imperiale romana. Verso la fine del 1400 un grande ingegno tormentato, Leonardo da Vinci, obbedendo ad una sua esigenza interiore, cercò nelle sue opere di esprimere l'anima ed il movimento delle cose.
Orbene, Donato Bramante universalmente indicato come padre inventore della nostra basilica, non poteva sottrarsi a questa lezione di spiritualità trasmessa dal più giovane Leonardo.
Il mezzo ch'egli più usò per trasfondere vita e movimento nelle forme architettoniche fu l'impostazione piantistica delle chiese, con schema visuale centrale.
Mentre in antico si era sempre ricalcata la forma basicale (anche in S. Salvatore) con una prospettica interna monodirezionale verso l'altare, nelle nuove chiese a pianta centrale bramantesche i fedeli si trovano immersi in uno spazio che da ogni lato riserva scorci, visuali, giochi architettonici sempre diversi con simmetrie mirabili.
L'attribuzione della paternità del nostro tempio a Donato Bramante di Asdrualdo (Urbino) nasce da due fattori. Il primo è rappresentato da una citazione nella Storia delle chiese di Legnano (1650) del prevosto di S. Magno Agostino Pozzo. Il secondo fattore che rende credibile l'attribuzione antica, nasce molto semplicemente dalla lettura critica della composizione architettonica della chiesa.
Come abbiamo prima accennato è dopo Leonardo da Vinci, il quale fa scuola in Milano, che nascono il gusto e l'invenzione piantistica osservate in Legnano.
Anche il Pozzo, che architetto non è, subito individua il quadrato e l'ottagono legati mirabilmente, stupisce e gioisce del fatto che da ogni lato si possono vedere gli altari senza che si disturbino.
Tutto l'impianto architettonico è un inno alla simmetria tesa a far volgere lo sguardo in un continuo di prospettive visive sempre nuove pur restando l'osservatore sempre nel medesimo punto dell'edificio.
Il 4 maggio 1504 la prima pietra Esempi simili, ma più tardi, si trovano in Lodi, Saronno, Pavia, Crema. A Busto Arsizio la notizia dell'edificio fa subito tanto scalpore che immediatamente la copiano in scala minore edificando S. Maria di piazza.
Queste chiese, tutte a pianta centrale, non sono fatte da Bramante, bensì dai suoi seguaci, ed infatti pur essendo molto belle, mancano della essenzialità, pulizia ed armonia presenti invece con mirabile equilibrio nel S. Magno di Legnano.
Non dimentichiamo che i legnanesi iniziarono nel 1495 a programmare l'eliminazione del S. Salvatore e quindi la vera data in cui S. Magno fu pensata è di ben nove anni precedente a quel 4 maggio 1504 in cui fu posta la prima pietra.
A realizzare la chiesa provvide un capomastro affiancato dal nostro maggiore artista di quel tempo, legnanese per adozione (abitava in Milano), il giovane pittore Gian Giacomo Lampugnani. Lontano parente dei Lampugnani di Legnanello e dei proprietari del Castello, Gian Giacomo era l'artefice più adatto per esperienza e sensibilità artistica che potesse assumere il delicato compito di trasporre in muri i disegni e le indicazioni del Bramante.
L'edificio venne iniziato con grande lena nel 1504 e terminato, nelle strutture murarie, il 6 giugno 1513. Subito si provvide a dotarlo di decorazioni interne che lo facessero eccellere tra le costruzioni coeve. Per quanto invece riguarda l'esterno i Legnanesi si arrestarono con i lavori nel 1513.
Forse mancavano soldi (ricordiamo che il borgo di allora era di poco inferiore alle 2000 anime), forse mancarono le idee decorative, oppure attendevano lumi estetici da Bramante, ma questi lumi non arrivarono mai poiché il grande architetto si era spento a Roma, nel 1514.
E' noto che di norma i grandi artisti volevano eseguire personalmente le decorazioni ed i motivi architettonici esterni delle loro creazioni.
Era infatti necessaria una stretta collaborazione tra l'artista e gli esecutori per poter rifinire un monumento, inoltre la gelosia professionale degli architetti del tempo faceva sì che nessuno di loro anticipasse con disegni di cantiere l'estetica esterna dell'edificio che, sia per i tempi lunghi di costruzione, sia per le incertezze economiche di finanziamento, era molto poco prevedibile come date di finizione.
L'esterno della basilica rimase perciò per molti anni rustico in mattoni.
Anche gli interventi del Richini non furono che marginali e a distanza di ben cento anni dalla posa della prima pietra. La basilica rimase quindi orfana del suo aspetto esterno. Al contrario si può affermare che nel suo interno è di una ricchezza e splendore difficilmente eguagliabili.
La prima e più importante opera pittorica venne eseguita dal maestro Gian Giacomo Lampugnani, nel 1515, che eseguì una affrescatura della volta ottagona con candelabre a grottesca di notevole forza ed eleganza. Ricavate con tinte bianche e grigie in chiaroscuro su un fondo blu lapislazzolo, le decorazioni sono di una scenograficità e compostezza raramente uguagliate.
Lo storico Muntz, rimasto estasiato da questo capolavoro, lo definì nei suoi scritti di critica artistica 'la più bella grottesca di Lombardia'.
Essa si inquadra perfettamente nel concetto di centralità di pianta, espresso dall'edificio. Non ha infatti una direzionalità del disegno, ma ripete specularmente la scansione di spicchi uguali delle tarsie marmoree del pavimento e invita a ruotare lo sguardo con movimento circolatorio che man mano sale come in una spirale che termina sotto la lanterna posta al culmine della cupola.
motivi ad animali e piante rispettano anche il notevole slancio della struttura muraria. Essa è costruita in mattoni forti come tutto il resto della chiesa, eccezion fatta per il campanile antico. Come già detto la parte di fondazioni absidali ed il campanile romanico del S. Salvatore, furono riutilizzate nel 1504. Anzi il campanile stesso fu abilmente sfruttato facendogli fungere la cappella minore nel lato destro della parete sud. La cappella di S. Maria e S. Giuseppe che vicino a lui si ritrovava fu rispettata nella sua forma e dedica. Questa in seguito accolse nel 1640 l'organo Antegnati quando venne chiuso il portone rivolto verso l'attuale municipio. L'organo stesso accresciuto dai Carrera e poi dai Maroni trovò posto nel nuovo ampliamento della facciata operato nel 1914 dall'architetto Perrone.
Esistono scarse notizie e pochi documenti su questo arcivescovo milanese, eletto a protettore celeste della città del Carroccio.
Se tutti conoscono più o meno la storia della basilica di San Magno, la cui data di inizio della fabbrica sulle rovine della chiesa romanica che era denominata Santo Salvatore e San Magno (4 maggio 1504), e ultimata il 6 giugno 1513, pochi invece sanno chi era il santo patrono della nostra città, appunto San Magno.
Ma prima una precisazione. Per Santo Salvatore deve intendersi non già il santo, ma Cristo Redentore, in onore del quale in abbinamento a San Magno era dedicata la primitiva chiesa longobarda.
Nella basilica milanese di S. Eustorgio figurano sull'altare maggiore quattro reliquiari che nelle feste solenni vengono sormontati da altrettanti busti in bronzo in figura di vescovi col capo aureolato. Ed è appunto in uno di questi reliquari che è custodita, secondo la leggenda, sembra dal 1558, la calotta cranica di San Magno che fu vescovo di Milano, per volontà di papa Silverio, tenendo tale carica dal 518 al 528, preceduto da Eustorgio II e seguito da Dazio (qualche storico assegna invece a Magno 30 anni di episcopato).
Ma in quali documenti è citato il santo patrono di Legnano?
Esiste in primo luogo un carme in cui si fa cenno appunto a San Magno, trovato in un codice antico da GoÌtredo di Bussero e da lui riportato nel Liber notitiae Sanctorum Mediolani, che dice esattamente:
Virtute officio meruit et nomine Magnus Forma quidem speculum lux et imago Dei Claruit in signis ditatus munere divo Viribus ex toti semper amando bonum. Non laetis unquatm extolli nec tristibus hisce Ferre manum fessis nudos vestire paratus. Captorumque gravi solvere colla jugo Sustiunuit magni promissa praemia regni Devincens hostis Taedia magna suis.
Questo carme in pratica fa le lodi del santo e attribuisce allo stesso un atto di cristiana carità, cioè l'aver tolto ai prigionieri di guerra il pesante giogo dal collo.
Di San Magno c'è traccia anche in una lettera di San Avito, vescovo di Vienna, che sarebbe stata indirizzata a tale Magno. Si tratta di una raccomandazione della quale sono latori 'alcuni infelici che hanno molto sofferto - così si legge nella missiva - e che sperano di trovare nel destinatario buona accoglienza'. Nell'archivio storico di San Magno ai tempi di mons. Cappellétti esisteva (e probabilmente vi è ancora) una 'Vitae dei padri, dei martiri e degli altri principali santi ' dell'abate Albano Buttler, undicesimo volume di una collezione stampata a Venezia nel 1860. In questa pubblicazione l'autore si dilunga a lodare Magno, sottolineando soprattutto la sua attenzione alla salvaguardia dell'innocenza delle giovani donne in pericolo e abbina il nome di Magno alla città del Carroccio affermando:
'ben presto venne onorato di feste, di altari e di chiese, tra le quali merita un rango distinto la prepositurale antichissima di Legnano'.
Secondo il martirologio ambrosiano il vescovo Magno 'fu uomo di singolare astinenza e santità essendo ciò comprovato dai suoi miracoli'.
Morì il 1° novembre del 540 stando al già citato libro di Goffredo di Bussero che afferma inoltre che il suo corpo 'iacet in Ecclesia regum (dei Re Magi) cum Sancto Eustorgio'. Secondo il Butler invece morì nel 530. In Lombardia esiste a lui dedicata un'altra chiesa a Morazzano, mentre a Santa Maria in Corbetta c'è un altare in onore di San Magno.
Anche se non è precisato in alcun documento il motivo per il quale la nostra basilica bramantesca fu a lui dedicata, la devozione per San Magno da parte dei Legnanesi che lo hanno elevato a protettore celeste del la città, è tuttavia solida e animata da grande sentimento e fede religiosa.
Fu il Papa XII a elevare S.Magno a basilica Romana minore
La bolla papale invocata dal Prevosto mon. Cappelletti è datata 29 marzo 1950.
San Magno Basilica Romana Minore. Con bolla papale data 29 marzo 1950 Papa Pio XII elevava la basilica di San Magno al rango di Basilica Romana Minore. Il documento che riproduciamo con alcuni stralci della traduzione, consente di valutare quali siano stati i titoli di merito riconosciuti dalla Santa Sede per l'accoglimento della richiesta, avanzata dal prevosto mons. Cappelletti. Coloro che hanno una certa età ricorderanno certamente di lui il carattere esuberante e deciso, nonché la sua carica di protonotario apostolico, come ricorda la lapide affissa sulla parete sinistra della basilica, subito a fianco della porta laterale.
Legnano, come raccontano le memorie storiche, divenne sede di preopositura il lontano 7 agosto 1584, per deliberazione di San Carlo Borromeo, che nell'occasione soppresse la preesistente preopositura di Parabiago. Proprio la costruzione della basilica ed il suo ricchissimo apparato decorativo e corredo artistico, nonché le cospicue rendite, determinarono la scelta del Borromeo, non condivisa, ovviamente, dai parabiaghesi che chiesero inutilmente di tornare nel novero delle prepositure. Certamente i legnanesi furono gratificati dalla nomina, anche perché la comunità locale ne uscì rafforzata nella sua posizione.
Ora le cose sono mutate ma il titolo rimane con le sue prerogative, quali, ad esempio, quella di avere un capitolo, cosa che le normali parrocchie non hanno. Le parrocchie hanno sostituito da molti anni il ruolo delle prepositure, ma i titoli testimoniano l'importanza che alcune comunità hanno acquistato nel contesto in cui si trovavano, ottenendo quindi riconoscimenti importanti e motivati. Come si può leggere dalla bolla, la nostra comunità si distingue, oltre che per le memorie storiche, per l'operosità delle sue industrie e le molte virtù che si esplicano nella cura della gioventù, dei malati, dei vecchi e dei bambini nonché il forte sentimento religioso, testimoniato anche dalla presenza di numerose associazioni religiose e caritatevoli. La lettura di questo documento può sicuramente essere utile per conoscere alcuni aspetti del nostro recente passato sui quali non siamo mai sufficientemente informati.
Eugenia De Giovannini
Gli elogi del Pontefice al tempio legnanese
Ecco uno stralcio del documento in traduzione italiana:
'...questo tempio, che risale agli inizi del secolo XI, più volte modificato e infine ricostruito dal geniale architetto Donato Bramante, costituisce un cospicuo ornamento e decoro della Città. Vi si ammirano sculture e dipinti di artisti illustri, sì che la chiesa va annoverata tra i migliori monumenti del Rinascimento. Inoltre in questo tempio, ricco di reliquie di Santi e di sacre suppellettili, esercitano il loro ministero un Prevosto e altri sacerdoti. Affinché questa città laboriosa e commendevole per la sua fede e lo stesso tempio di S. Magno fossero pubblicamente onorati con un segno della Nostra benevolenza, che ancora servisse a promuovere la pietà l'attuale prevosto anche a nome del clero e del popolo, che ininterrottamente affolla la Chiesa, ci ha rivolto umili preghiere, perché ci degnassimo di dichiarare quella chiesa Basilica Minore. Da pane Nostra, accogliendo prontamente tutto ciò che possa favorire l'incremento della religione e volendo accrescere l'onore di questo tempio, considerate le larghe raccomandazioni del diletto figlio nostro Alfredo Ildefonso della Santa Romana Chiesa cardinale Schuster, riteniamo di dovere acconsentire ben volentieri...'.
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